ARTOCRIA 2015 - Rievocazione Storica Romana - 17, 18, 19 luglio 2015

         

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"ARTOCRIA" LUGLIO 2015 IV Edizione

Come vivevano i cuprensi in età romana?
Come si divertivano?
Come mangiavano?
Quali dei adoravano?

Si terrà a Cupra Marittima e nei pressi della Pineta s. Benedetto martire Lungomare NORD il 17, 18 e 19 luglio 2015.
Feste, banchetti, esercizi militari, gladiatori, danze romane, riti sacri spettacoli.... 

Artocria (parola che tradotta in lingua moderna significa 'festa a base di pane e carne'! 

In tutte le fonti, il termine
Artocreas, viene usato per indicare la distribuzione al popolo di un pasto a base di questi due cibi, di cui si fa carico un ricco benefattore che in qualche modo vuole segnalarsi beneficiando l'intera comunità.

 Nella lingua latina il termine ricorre soltanto in un passaggio nella VI satira di Persio, un sermone diretto all'amico Cesio Basso e rivolto contro gli avari che risparmiano per arricchire l'erede.

Secondo Persio è necessario tenere un giusto mezzo fra la prodigalità e l'avarizia, evitando spese sconsiderate ma senza esitare ad attingere al capitale nel momento in cui il dovere lo imponga, ad esempio quando un amico si trova nel bisogno: in questo contesto vengono richiamati due atti di magnanimità cui non deve sottrarsi il ricco benefattore della città, cioè l'allestimento di spettacoli gladiatori e l'offerta al popolo di un pasto a base di olio, carne e pane.

Nel Glossario latino-greco piů antico, erroneamente attribuito a Filosseno, viene precisato il valore del termine come sinonimo Visceratio, secondo la letteratura scientifica anche nella visceratioche nei lessici è una distribuzione di carne, si deve in realtà ammettere l'accompagnamento del pane.
Il significato di pane e carne viene confermato anche da uno degli Scriptores della Historia Augustail presunto autore della vita di Aureliano Flavio che facendo riferimento allo stesso tipo di distribuzione al popolo indicata da Persio con i termini oleum et artocreas, parafrasa il secondo alimento con panis et porcina, vale a dire pane e carne suina.

"Statuerat e vinum gratuitum populo Romano dare, ut, quem ad modum et panis et porcina gratuita praebentur,
ita etiam vinum daretur, quod perpetuum hac dispositione conceperat."

Traduzione:
"Aveva progettato di dare gratuitamente al popolo romano anche il vino, affinchč, come venivano offerti a titolo
gratuito olio pane e carne di maiale, cosi fosse donato anche il vino, provedimento che aveva concepito di durata
illimitata grazie a questa disposizione."

Ma come veniva preparata questa mescolanza di pane e di carne?
 
Che tipo di piatto veniva servito alla comunità?
 
Avventurandoci nell'interpretazione della portata, potremo pensare a degli hamburger ante litteram, cioè a dei panini imbottiti con la carne ben sminuzzata, ma anche ad una specie di "polpettone" o "pasticcio", ritenendo che i due ingredienti venissero amalgamati insieme prima della cottura, cosa che troverebbe conferma in alcuni lessici piemontesi e catalani.
Secondo l'interpretazione suggerita dal passo della Historia Augusta, secondo la quale veniva utilizzata carne di maiale, verrebbe in mente una sorta di "porchetta" alla quale si accompagnerebbe del pane.

L'ISCRIZIONE C.I.L. IX 5309

Nell'epigrafia latina il termine Artocria compare una sola volta, precisamente in un epigrafe di Cupra Maritima schedata nel Corpus inscriptionum Latinarum sotto il n. 5309.

Seguendo le indicazioni di Alessandro Buttari di Osimo, che aveva possedimenti a Cupra marittima (allora Marano) il quale raccolse molte antichità cuprensi per portarle nel suo Palazzo osimano ( successivamente sede del Seminario vescovile), Giovanni Cristofano Amaduzzi ne riferisce il ritrovamento a Marano nel 1768.
Successivamente a questi anni, quest'Epigrafe fu vista da Giuseppe Colucci e da Michele Catalani nel corridoio del convento dei Padri dell'Oratorio presso la pieve di San Basso e parimenti anche Gaetano Tanursi nella sua Sylloge delle iscrizioni di Ripatransone dice che era conservata presso i Padri dell'Oratorio di San Filippo Neri; dato che Marano rientrava sotto la giurisdizione di Ripatransone.

Nella casa dei Padri dell'Oratorio va individuata la casa colonica dei Morganti, divenuti proprietari della pieve di San Basso sulla omonima collina, dove la pietra si trovava fino ai primi anni del Novecento, quando venne donata a Cesare Morganti, tramite l'allora Soprintedente Innocenzo Dall'Osso, al Museo Nazionale di Ancona.

In una lettera scritta in data 5 Novembre 1912 in cui Dall'Osso, inviava al Ministro dell'istruzione Luigi Credaro una foto al monumento e nel contempo chiedeva l'autorizzazione di introitarlo e la risposta positiva venne redatta il 23 dello stesso mese.

Attualmente, non è possibile rintracciare il pezzo, di cui non esiste traccia negli inventari della Soprintendenza archeologica delle Marche, ma il recupero, nell'Archivio Centrale dello Stato, della foto inviata dal Dall'Osso a Roma, da una parte consente di apprezzare la tipologia del supporto monumentale e di verificare, anche se solo parzialmente alla lettura dell'iscrizione.


 
Il monumento, spezzato e mutilo alla sommità, si presenta come un cippo con uno sviluppo verticale, che prevedeva una parte non a vista, come mostra la sommaria lavorazione della superficie alla base, ma l'assenza di misure e di riferimenti nella fotografia impedisce di 
esprimere valutazioni certe, non essendo possibile risalire alle dimensioni del monumento.

Il contenuto dell'iscrizione presente sul monumento, soprattutto il formulario con l'ablativo del termine dedicatio nel significato di 
<<in occasione della dedica>>, non si adatta ad un monumento funerario, ma richiamerebbe meglio una destinazione onoraria e sacra.

Dal testo originario, disposto all'interno di uno specchio epigrafico riquadrato da una semplice cornice, si conservano soltanto le ultime due linee, ben centrate, con lettere eleganti e leggermente allungate, che orientano verso una datazione in età imperiale non troppo avanzata.

Troviamo scritto:

"-----
ornetur. Dedicatione artocria
populo Cuprensi dedit."

Traduzione:
"...perchè sia ornata. in occasione della dedica
offrě una distribuzione di carne e pane al popolo di Cupra."

Da quanto resta del testo originario si può ricostruire che lo sconosciuto benefattore avesse disposto un lascito al fine di abbellire
( ornare ) un monumento a destinazione pubblica, forse lo stesso su cui era apposta l'iscrizione, che in occasione della dedica ( dedicatio
avesse offerto alla cittadinanza un pasto a base di pane e di carne.


BENEFATTORI E BENEFICIA A CVPRA MARITTIMA

Come abbiamo visto precedentemente, l'iscrizione cuprense ricorda un atto di munificenza compiuto da un notabile cittadino, a beneficio dell'intera comunità. Questi interventi magnanimi rientrano nel complesso fenomeno dell'evergetismo, un neologismo contemporaneo che deriva dal greco ed indica la pratica da parte dei cittadini facoltosi di mettere a disposizione nell'interesse comune le proprie risorse finanziarie. 
La dimensione civica è fondamentale e distingue l'evergetismo da altre forme di generosità, quali la carità o il mecenatismo, così come dai benefici legati alle relazioni personali.

La prassi dell'evergetismo molto diffusa nel mondo antico, è ampiamente attestata nell'epigrafia, anche perchè la risposta della città nei confronti dei suoi benefattori consisteva proprio in onori che si traducevano in modo concreto in un monumento onorario con iscrizione e talvolta anche con un ritratto o una statua. Il ricordo, in forma duratura, del nome e delle benemerenze effettuate, era una ricompensa molto gradita e fortemente ricercata, perchè aumentava la popolarità ed il prestigio agli occhi dei contemporanei e trasmetteva la memoria ai posteri.
Il nome dell'evergente resta pertanto nascosto nell'oblio, poichè il testo è giunto a noi mutilo del nome.

La distribuzione al popolo di artocria rientra nella categoria delle munificenze a carattere effimero o di consumo, come lo sono anche l'allestimento di giochi e le distribuzioni di denaro, che nella civiltà del piceno non conosce per il momento alcun confronto.
Altri atti di evergetismo a Cupra Marittima, rientrano infatti tutti nelle munificenze a carattere duraturo, che consistono nella realizzazione in lavori di pubblica utilità e nella costruzione di edifici e monumenti pubblici, si parte dai più imponenti, economicamente più impegnativi, per finire con i 
più modesti, come le statue o gli altari.
L'Evergente più illustre che operò nel municipio di Cupra Marittima fu l'imperatore Adriano che nel 127 si occupò di propria iniziativa ed a proprie spese del restauro del tempio della dea Cupra, che si apprende dall'iscrizione rinvenuta verosimilmente nei pressi della pieve di San Basso e successivamente murata nella chiesa di San Martino a Grottammare dove è attualmente conservata.

"Imp(eraqtor) Caesar, divi Traiani
Parthici f(ilius), divi Nervae nep(os),
Traianus Hadrianus Aug(ustus),
pontif(ex) maxs(imus), trib(unicia) potesta(te) XI,
co(n)s(ul) II, munificentia sua,
templum deae Cuprae
restituit."

Traduzione:
"L'imperatore Cesare Traiano Adriano Augusto,
figlio del divo Traiano Partico, nipote del divo di Nerva, pontefice
massimo, insignito della potestŕ tribunizia per l'undicesima volta,
console per la terza volta, per la sua liberalitŕ restaurň il tempio
della dea Cupra"

Ad un edificio pubblico doveva essere pertinente il vestibulum cioè l'ingresso, della cui costruzione s'incaricò una donna di rango, una certa Aucilia, ma la frammentarietà dell'iscrizione, attualmente perduta, non consente di precisare quale fosse nè a che epoca appartenesse.

Probabilmente un altare fu l'oggetto della liberalità esplicitatata entro il I sec. d.C da parte di due personaggi, padre e figlio della famiglia dei Caecilii, che in seguito a questo ebbero l'ascrizione al collegio degli Augustali e dei Seviri senza dover pagare la consueta summa honoraria, vale a dire la somma di denaro che i magistrati cittadini erano tenuti a versare nelle casse dell'erario al momento del loro ingresso nella carica.

In quest'iscrizione rinvenuta in località La Civita e in possesso di Francesco Comi di Grottammare, è da tempo irreperibile:

"L(ucius) Caecilius Proculus,
L(ucius) Caecilius Cinnamus,
pater, peq(unia) sua.
Ob hoc August(alitas) et VI vir (atus)
decreto) d(ecurionum) gratis dat(us) est.
Memor[ia?] [TIGIAE]"

Traduzione:
"Lucio Cecilio Proculo e il padre Lucio Cecilio Cinnamo, a loro spese. Per questo furono insigniti gratuitamente dell'Augustalità e del servirato in 
seguito a delibera dei decurioni. In ricordo di ...tigia."

Ignoti restano sia l'evergente sia il tipo di intervento che erano menzionati in un'altra iscrizione perduta, che visionata ad Osimo in casa di Alessandro Buttari
si leggeva:

"---
[---]amenta[---]
[---po]pulo C(uprensi) dedit
------?"

Traduzione:
"...diede al popolo cuprense ..."

Resta l'ipotesi che alla prima linea conservata si potesse integrare il termine armamentarium, nel significato di arsenale navale, che ben si addice a una città dotata di uno scalo portuale.
C'è incertezza sulla pertinenza di questo discorso anche un'iscrizione frammentaria rinvenuta a Ripatransone nei pressi del fiume Menocchia e conservata nel Museo civico archeologico <<Cesare Cellini>> dello stesso paese, dal momento che la sigla incisa nell'ultima linea potrebbe rimandare al diffuso formulario de suo dedit (diede a proprie spese), ma anche, pur se meno probabilmente, de senatus sententia dedit ( diede in seguito a delibera del senato locale ). Dell'autore del presunto atto di evergetismo resta la finale del nome:

"[---]antius D(ecimi) [f(ilius) o l(ibertus)---]
[----suo e ]t P(ubli) Ulvi nomi[ne]
[---] d(e) s(uo) d(edit)"

Traduzione:
"anzio, figlio ( o liberto) di Decimo--- , a nome suo e di Publio Ulvio, a proprie spese, diede."

Da questi pochi ma significativi esempi, la documentazione epigrafa riveste un ruolo fondamentale per determinare il contributo delle finanze private non solo nella manutenzione e nello sviluppo dell'apparato monumentale urbano, ma anche in rapporto al funzionamento della vita pubblica quotidiana. Si delinea quindi certamente il quadro di una certa vivacità cittadina, animata dall'attenzione per il bene comune e la felice riuscita delle iniziative delle attività
dell'intera comunità.


Potete anche informarvi o iscrivervi su Facebook (gruppo della Pro Loco di Cupra Marittima o Gsc Artocria Cupra Marittima).



Informazioni aggiuntive

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